Alzheimer, italiani scoprono nuovo gene che causa malattia

Un team di ricercatori italiani, guidato dall’Ospedale Molinette di Torino, ha fatto una scoperta rivoluzionaria che potrebbe cambiare la nostra comprensione della malattia di Alzheimer. Grazie a studi approfonditi e all’utilizzo di tecnologie genetiche all’avanguardia, gli scienziati hanno identificato una nuova mutazione genetica legata a casi familiari di Alzheimer a esordio tardivo.

Il ruolo cruciale del gene Grin2C:

La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Alzheimer’s Research & Therapy, ha rivelato che alterazioni nel gene Grin2C, responsabile della produzione di una proteina chiave per la comunicazione tra neuroni, sono alla base di questa forma di malattia. Questa scoperta rappresenta un passo avanti fondamentale nella comprensione dei meccanismi molecolari che causano l’Alzheimer e apre la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti. Fino ad ora, le mutazioni genetiche associate all’Alzheimer erano principalmente collegate alle forme precoci della malattia. Tuttavia, questa nuova ricerca dimostra che mutazioni rare possono contribuire anche allo sviluppo della malattia in età più avanzata. Gli studi condotti dalla dottoressa Elisa Rubino hanno mostrato come la mutazione nel gene Grin2C aumenti l’eccitabilità dei neuroni, danneggiandoli progressivamente. Questo meccanismo, noto come eccitotossicità, è da tempo sospettato di essere coinvolto nell’Alzheimer.

Depressione e Alzheimer: un legame inaspettato:

Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca è la correlazione tra la mutazione nel gene Grin2C e disturbi dell’umore, in particolare la depressione. Questo suggerisce che i problemi di salute mentale potrebbero essere un segnale precoce dell’Alzheimer.

Verso nuove terapie personalizzate:

«I nostri risultati dimostrano che la variante p.(Ala1072Val) nel gene GRIN2C è associata all’Alzheimer a esordio tardivo in una particolare famiglia», affermano gli autori dello studio. «Inoltre, i nostri dati supportano l’ipotesi che alterazioni nella comunicazione tra neuroni giochino un ruolo chiave nello sviluppo della malattia.» Questa scoperta rappresenta un importante contributo alla lotta contro l’Alzheimer, una delle malattie neurodegenerative più diffuse al mondo. I risultati ottenuti aprono nuove prospettive per lo sviluppo di terapie più efficaci e personalizzate, mirate a correggere le alterazioni genetiche alla base della malattia.

Collaborazione e futuro:

La ricerca, condotta in collaborazione con diversi istituti italiani, sottolinea l’importanza del lavoro di squadra nella ricerca scientifica. I risultati ottenuti sono solo l’inizio di un lungo percorso, ma rappresentano una speranza per i milioni di persone nel mondo affette da Alzheimer e per le loro famiglie.

Cosa significa questo per il futuro?

  • Nuove terapie: La scoperta di questa nuova mutazione genetica potrebbe portare allo sviluppo di farmaci in grado di modulare l’attività del recettore NMDA, riducendo così il danno neuronale.
  • Diagnosi precoce: Identificare i fattori di rischio genetici potrebbe aiutare a diagnosticare l’Alzheimer in fase precoce, quando le terapie sono più efficaci.
  • Approccio personalizzato: Grazie alla conoscenza delle mutazioni genetiche individuali, sarà possibile sviluppare trattamenti personalizzati per ogni paziente.

In conclusione:

Questa scoperta rappresenta una svolta significativa nella ricerca sull’Alzheimer. Apre nuove strade per la comprensione e il trattamento di questa complessa malattia, offrendo speranza a milioni di persone in tutto il mondo. Il link allo studio scientifico qui: https://alzres.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13195-024-01661-y

Fonte: GloboChannel.com

 

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