Miliardi in prestito dall’Ue per riarmarci: ecco quanto l’Italia dovrebbe impegnare qualora accettasse la tanto criticata proposta della Von der Leyen

Dopo mesi di attesa e discussioni, la Commissione Europea ha presentato un ambizioso piano per la rivitalizzazione della difesa europea, un’iniziativa che, secondo i proponenti, si renderebbe sempre più necessaria in un contesto internazionale caratterizzato da crescenti “minacce” alla sicurezza (sebbene l’Unione Europea potrebbe investire anche su strumenti diplomatici, anziché principalmente bellici). La presidente Ursula von der Leyen ha sottolineato l’urgenza della situazione, affermando che «viviamo in tempi pericolosi» e che «la sicurezza dell’Europa è seriamente minacciata». Il piano, che prevede un investimento complessivo di 800 miliardi di euro, si basa su risorse nazionali liberate dalla deroga al Patto di stabilità e su fondi comunitari ottenuti attraverso prestiti sui mercati:

Di fatto, l’Italia dovrà ulteriormente indebitarsi per chiedere miliardi di euro in prestito all’Ue solo per aumentare le armi a disposizione:

Questo piano, denominato “Rearm Europe“, si articola su cinque pilastri e sarà presentato ai leader europei in un vertice straordinario. L’obiettivo è di avviare i lavori legislativi in tempo per il Consiglio Europeo di fine marzo. La Commissione ha scelto una procedura d’urgenza per accelerare la creazione di un nuovo strumento finanziario, utilizzando l’articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU), il che ha già suscitato preoccupazioni tra i membri del Parlamento Europeo. Il piano prevede che l’Italia, attualmente con una spesa per la difesa di 33 miliardi di euro, possa arrivare a investire circa 70 miliardi entro quattro anni, corrispondenti a circa il 3% del PIL. Le deroghe al Patto di stabilità potrebbero generare 650 miliardi di euro in investimenti nella difesa europea, grazie ai bilanci nazionali. Tuttavia, ci sarà un tetto massimo di spesa in deroga pari all’1,5% del PIL, una cifra che, sebbene significativa, potrebbe non soddisfare completamente le esigenze di tutti gli Stati membri. In aggiunta ai fondi nazionali, la Commissione prevede di attivare prestiti per un totale di 150 miliardi di euro, garantiti dal bilancio dell’Unione. Questi prestiti, sebbene non siano sovvenzioni, offriranno condizioni più favorevoli rispetto a quelle disponibili per la maggior parte degli Stati membri. Inoltre, il piano include misure non quantificate che potrebbero sbloccare ulteriori fondi, come riforme nei programmi di coesione e un maggiore coinvolgimento della Banca europea per gli investimenti. Tuttavia, il piano non ha convinto tutti gli esperti:

I dubbi sull’ingente spesa europea per il riarmo:

Un analista del Bruegel Institute, ha dichiarato che, sebbene rappresenti un passo nella giusta direzione, non costituisce una vera svolta, evidenziando la mancanza di misure concrete sui fondi comunitari e sull’incentivazione degli appalti congiunti. Al contrario, una fonte diplomatica ha difeso il piano, sottolineando che rappresenta una risposta robusta alle esigenze di sicurezza dell’Europa. Inoltre, il piano prevede un sostegno continuativo all’Ucraina, con l’Unione Europea che si impegna a fornire un sostegno finanziario regolare e prevedibile, con un contributo di 30,6 miliardi di euro entro il 2025. Questo sostegno include sia progetti congiunti che aiuti militari rapidi. In conclusione, il piano della Commissione Europea per la difesa rappresenta un tentativo significativo di rafforzare la sicurezza dell’Europa in un contesto globale incerto. Tuttavia, la sua attuazione e l’efficacia delle misure proposte rimangono da vedere, e sarà fondamentale monitorare le reazioni e le decisioni dei leader europei nei prossimi mesi. In Italia, tra gli oppositori al piano c’è chi fa notare come i miliardi potrebbero essere investiti per costruire scuole ed ospedali, oltre a sottolineare il fatto che la proposta non avvia il percorso alla creazione di un possibile esercito comune europeo, limitandosi invece ad avviare la spesa per i singoli eserciti nazionali. Link video alla conferenza stampa:

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