Si celebra oggi la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime di mafia”. Una ricorrenza nata nel 1996, ufficialmente istituita con legge nel 2017, che viene ricordata oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con una visita a Casal di Principe, Caserta, dove il 19 marzo di 29 anni fa il clan dei Casalesi uccise don Peppe Diana. Il 21 marzo è anche il giorno in cui inizia la primavera, stagione di rinascita, di colori e di luce. Una nuova vita che, attraverso il ricordo dei nomi di tutte le vittime, viene donata a chi ha sacrificato la propria vita in nome degli ideali di giustizia e legalità. Quest’anno i nomi sono letti durante un evento organizzato dall’associazione Libera a Milano, che ha come slogan ufficiale “È possibile”, per portarci a riflettere su ciò che ciascuno di noi può fare per l’affermazione dei diritti e della giustizia sociale
Questa è una giornata che ha origine dal dolore di due madri: Saveria Antiochia, madre di Roberto, poliziotto ucciso il 6 agosto 1985, insieme al commissario Ninni Cassarà, e Carmela, madre di Antonio Montinaro, poliziotto caposcorta del giudice Falcone. Un dolore che si tramuta e diventa esempio per le nuove generazioni attraverso il ricordo. È ai giovani, infatti, che Tina, moglie di Antonio Montinaro, parla in giro per l’Italia insieme alla Polizia di Stato e all’associazione “Quarto Savona Quindici”, il cui nome richiama la sigla radio dell’auto di scorta del giudice Falcone, su cui viaggiavano Antonio, Vito Schifani e Rocco Dicillo il giorno della strage di Capaci.
Dal 2011, la teca con i resti della Fiat Croma ha ripreso a macinare chilometri in un tour che fa tappa in vari comuni italiani, nel nome delle vittime delle stragi. La finalità è appunto quella di promuovere la cultura della legalità soprattutto tra le nuove generazioni.
Il 21 marzo, infatti, è l’occasione per rinnovare l’impegno pubblico di riflessione, approfondimento e di incontro, attraverso le testimonianze che vedono in prima linea i familiari delle vittime. In questo modo, si sceglie di stare dalla parte di coloro che hanno combattuto la criminalità organizzata a viso scoperto, rispondendo alle minacce e ai ricatti con fermezza e senza compromessi. Quest’anno, inoltre, le iniziative assumono ulteriore importanza. Ricorreranno infatti il trentennale delle stragi di via Palestro, a Milano, e di via dei Georgofili a Firenze, nei quali morirono 10 persone, gli attentati a Roma del 28 luglio 1993 in piazza San Giovanni in Laterano e nei pressi della chiesa di San Giorgio in Velabro e del 14 maggio 1993, in via Fauro, dal quale uscirono illesi Maurizio Costanzo e sua moglie Maria De Filippi ma che causò 24 feriti e l’omicidio di don Pino Puglisi ucciso il 15 settembre 1993 nel giorno del suo 56° compleanno.
In questa giornata però ricordiamo non solo le vittime di Cosa Nostra ma anche tutti coloro che sono stati uccisi barbaramente dalla criminalità organizzata di tipo mafioso. Come a Napoli, ad esempio, dove la furia omicida della Camorra ha spezzato tante giovani vite, tra cui quelle dei poliziotti Andrea Mormile, maresciallo della squadra mobile di Napoli ucciso a colpi di mitra, Salvatore d’Addario, ferito a colpi di pistola e poi travolto dal furgone dei criminali e Vittorio Esposito ucciso durante un conflitto a fuoco tra clan rivali.