Un uomo di 68 anni si era sottoposto ad un delicato intervento chirurgico in quanto gli era stato diagnosticato un tumore al pene. L’intervento è riuscito con successo ma purtroppo, dopo l’amputazione dell’organo maschile, il paziente è venuto a conoscenza che invece la patologia non c’era.
L’uomo, dato che accusava malessere generale, si era rivolto all’urologo dietro consiglio del suo medico curante. Dopo la visita medica e una prima valutazione, l’urologo aveva fatto sapere al paziente che era in atto un tumore e che l’unica soluzione era quella di intervenire subito con un intervento chirurgico. L’uomo si era così sottoposto all’intervento, cioè alla rimozione del glande. Dopo l’intervento, i risultati degli esami istologici hanno chiarito che non c’era patologia tumorale ma che il paziente era affetto da sifilide, che è stata poi curata con antibiotici.
Intanto l’uomo ha dovuto portare il catetere per tre mesi, non può più urinare in posizione eretta e non può avere più avere rapporti sessuali. L’urologo, un medico di 30 anni, è sotto accusa. Il caso, molto delicato, il prossimo 9 marzo approderà nell’aula del giudice del Tribunale di Arezzo, Claudio Lara, per l’udienza preliminare. L’uomo operato erroneamente, chiede di essere risarcito.