Nuove frontiere nella cura di alcuni tumori grazie alla protonterapia: in Senato presentati i risultati dei Pon Ricerca e Innovazione

Trattamenti mirati e indolore e con bassi rischi di effetti collaterali. È quanto emerso durante il convegno “Le nuove frontiere della protonterapia e dei farmaci per l’oncologia pediatrica” che si è svolto nei giorni scorsi a Roma, presso la sala ISMA del Senato. Al dibattito hanno partecipato la senatrice Tilde Minasi presidente dell’Intergruppo parlamentare “Oncologia: prevenzione, ricerca e innovazione”- , Roberto Orecchia – già Professore Ordinario di Radioterapia, Università degli Studi di Milano e Direttore Scientifico Istituto Europeo di Oncologia, Lidia Strigari professoressa e direttrice di Fisica Sanitaria IRCCS dell’azienda ospedaliero-universitaria di Bologna, Francesco De Leonardis medico presso l’azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico di Bari e responsabile dell’attività di ricerca in oncoematologia pediatrica del Progetto “Studi di Fase I”, e Sara Rossi, dirigente MUR – Autorità di Gestione del PON Ricerca e Innovazione 2014-2020. Sono intervenuti anche Paolo Viti, presidente di FIAGOP e Angelo Ricci, vicepresidente FIAGOP nonché moderatore dell’incontro. Il convegno è stato promosso e organizzato dalla Senatrice Tilde Minasi, a capo dell’Intergruppo parlamentare.

“Questo intergruppo – afferma la senatrice – ha l’obiettivo di costituire un dibattito proficuo sui temi dell’oncologia e della lotta al tumore a 360 °. Vogliamo affrontare tutte le questioni legate alla, al ruolo della ricerca e dell’innovazione rispetto alla disponibilità di nuovi farmaci, allo snellimento delle procedure per mettere a disposizione dei pazienti nel più breve tempo possibile, ma anche alle nuove molecole e ai risultati dell’innovazione tecnologica. Uno degli obiettivi più importanti, poi, è invertire la rotta e far sì che non ci siano più disparità tra nord e sud nelle possibilità di cura e nella disponibilità di fondi adeguati contro le neoplasie”. Durante il convegno sono state descritte tutte le caratteristiche e i benefici della protonterapia nella lotta ai tumori. In particolare, il dibattito ha mostrato come la protonterapia, rispetto alla radioterapia, permetta di ridurre l’irradiazione ai tessuti circostanti la massa tumorale, massimizzandone la protezione.

Questo fa sì che il rischio di effetti collaterali sia decisamente più basso con molti benefici per il paziente, tra cui quello di una ripresa più rapida. “In base alle raccomandazioni sull’uso dei protoni emesse dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2021 – aggiunge la senatrice Minasi i maggiori vantaggi della cura con protoni si ottengono nel trattamento di tumori localizzati in sedi critiche perché circondati da strutture sensibili. Tutti quei tumori poco responsivi alla radioterapia convenzionale e per i quali è utile un approccio di dose-escalation, possono essere curati con la protonterapia che ha il vantaggio, anche di una ridotta dose di tossicità complessiva in associazione a chemioterapia concomitante”. Il trattamento è completamente indolore e la seduta dura circa 30 minuti. Subito dopo, il paziente non è radioattivo e può tornare a casa per svolgere le normali attività quotidiane. “L’auspicio di ricercatori e pazienti – dichiara il professor Orecchia– è che in futuro anche in Italia, con il fiorire degli studi sull’efficacia della Protonterapia anche in combinazione con altri trattamenti, si ampli l’elenco delle prestazioni di Protonterapia garantite dalla sanità pubblica. Al momento il Ministero della Salute ha inserito la Protonterapia nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), per 10 patologie oncologiche per le quali è considerata appropriata. Inoltre, dal primo gennaio 2024, grazie al Decreto Tariffe, la Protonterapia è diventata, per queste 10 tipologie di tumore, una prestazione erogabile a carico del Sistema Sanitario su tutto il territorio nazionale”.

Come ha spiegato la dottoressa Sara Rossi, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha finanziato il progetto «ERHA» (Enhanced Radiotherapy with HAdrons) di LinearBeam per sviluppare, il primo sistema di protonterapia basato su accelerazione lineare di protoni: “Si tratta di un’apparecchiatura altamente specializzata che permette di effettuare un trattamento innovativo ed è l’unica macchina che risulta capace di modulare l’energia, mantenendo contenute le dimensioni della zona bersaglio da trattare, risultando così estremamente precisa. In questi anni sono state finanziati circa 80 progetti, i più importanti raccolti sul portale Researchitaly. L’obiettivo è quello di raccoglieri tutti e renderli puublici per agevolare il lavoro dei nuovi ricercatori ”. Attualmente in Italia si stima che i malati candidabili a protonterapia siano circa 20.000, una domanda che i soli 3 centri italiani, con una capacità di trattamento stimata di 1.000 pazienti all’anno, già oggi non possono soddisfare. Nel nostro Paese la domanda di terapia protonica potrebbe riguardare fino al 20% di tutti i pazienti candidati a un trattamento di radioterapia. Sono oltre 150 gli studi di validazione e approfondimento in corso nel mondo e i centri di protonterapia si stanno moltiplicando in tutti i Paesi ad alto tasso di sviluppo. L’Italia, insieme alla Francia, è oggi il paese europeo con il più basso rapporto sale di trattamento/numero di abitanti. E sono enormi i divari tra Nord e Sud Italia, dove non esistono centri e i pazienti sono costretti a spostarsi nelle regioni settentrionali.

#salute

Ricordiamo che è possibile seguire tutti gli aggiornamenti di cronaca.news anche su Facebook (cliccando qui) o iscrivendosi al canale Telegram (cliccando qui).