Polveri del deserto, Arpa Campania conferma grosso sforamento di Pm10 pericolose per la salute

Nei giorni scorsi l’intera Campania è stata interessata dall’eccezionale afflusso di polveri di origine sahariana che ha determinato un peggioramento della qualità dell’aria con le concentrazioni del PM10 che, in quasi tutte le stazioni della rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria dell’Arpa Campania, hanno superato nettamente la soglia di 50 μg/m3 che la normativa stabilisce non debba essere superata più di 35 volte nel corso di un anno, con concentrazioni medie giornaliere che in diverse stazioni hanno superato il valore di 100 μg/m3. Questo fenomeno naturale, che ha interessato in modo pressoché uniforme l’intera regione, è proseguito anche nella giornata del 21 giugno determinando in modo prevalente lo stato della qualità dell’aria, rendendo poco significativo il contributo di eventi locali come l’incendio boschivo dei Camaldoli che ha avuto luogo a Napoli fra il 19 e il 21 giugno con il sollevamento di una nube di fumo che ha limitato il contributo sulle concentrazioni misurate al suolo ma che, specialmente nella fase iniziale, ha diffuso cenere su diverse zone della città.

Aggiornamento del 21 giugno ore 12.20:

Continua il monitoraggio della qualità dell’aria da parte di Arpa Campania in seguito all’incendio che ha colpito un deposito di materiale idraulico – sanitario ad Aversa lo scorso 19 giugno. Le fiamme hanno distrutto diverse autovetture poste nel parcheggio del condominio adiacente e materiale in vetroresina, pvc, ceramica, metallo, posto su bancali di legno, imballati con cartone o pellicola in polietilene. Le stazioni fisse della rete regionale dell’Agenzia a Teverola e ad Aversa –Scuola Cirillo e il laboratorio mobile già presente a Teverola non hanno evidenziato, nelle ore immediatamente successive al rogo, un andamento delle concentrazioni degli inquinanti monitorati riconducibile all’incendio. Prosegue il campionamento per la ricerca di diossine e furani eventualmente dispersi in atmosfera. I risultati saranno diffusi non appena disponibili.
Valori nella norma anche per le centraline fisse della città di Napoli interessata lo stesso giorno da un grosso incendio sulla collina dei Camaldoli. Il 20 giugno l’intera rete di monitoraggio regionale ha invece superato il limite di concentrazione giornaliera del Pm10 a causa del fenomeno naturalistico di un eccezionale afflusso di polveri sahariane.

Pm10, gli effetti negativi sulla salute umana:

Le PM10 costituiscono le particelle di diametro inferiore a 10μm mentre le PM2,5 hanno diametro inferiore a 2,5μm e costituiscono il 60% delle PM10. Le polveri si originano sia da fonti naturali che antropogeniche. Le polveri fini
derivano soprattutto da processi di combustione (particolato primario ovvero prodotto direttamente) e da prodotti di reazione dei gas (particolato secondario); la frazione grossolana delle polveri si origina in genere da processi meccanici (solo p. primario). Come ricorda anche il Ministero della Salute italiano, le polveri di tipo Pm10 sono in grado di penetrare nell’albero respiratorio umano e quindi avere effetti negativi sulla salute. Le particelle che possono produrre degli effetti indesiderati sull’uomo sono stanzialmente quelle di dimensioni più ridotte, infatti nel processo della respirazione le particelle maggiori di 15 micron vengono generalmente rimosse dal naso. Il particolato che si deposita nel tratto superiore dell’apparato respiratorio (cavità nasali, faringe e laringe) può generare vari effetti irritativi come l’infiammazione e la secchezza del naso e della gola. Tutti questi fenomeni sono molto più gravi se le particelle hanno assorbito sostanze acide (come il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto ecc.). Per la particolare struttura della superficie, le particelle possono adsorbire dall’aria sostanze chimiche cancerogene; trascinandole nei tratti respiratori e prolungandone i tempi di residenza, ne accentuano gli effetti. Le particelle più piccole penetrano nel sistema respiratorio a varie profondità e possono trascorrere lunghi periodi di tempo prima che vengano rimosse, per questo sono le più pericolose. Queste polveri aggravano le malattie respiratorie croniche come l’asma, la bronchite e l’enfisema. Le persone più vulnerabili sono gli anziani, gli asmatici, i bambini e chi svolge un’intensa attività fisica all’aperto, sia di tipo lavorativo che sportivo. Nei luoghi di lavoro più soggetti all’inquinamento da particolato l’inalazione prolungata di queste particelle può provocare reazioni fibrose croniche e necrosi dei tessuti che comportano broncopolmonite cronica accompagnata spesso da enfisema polmonare.

Fonti:

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