Eseguite 26 misure cautelari dai poliziotti della Squadra mobile di Varese, di cui 24 in carcere, 1 ai domiciliari e 1 divieto di dimora in Lombardia e Piemonte ad altrettante persone accusate di tortura con uccisione del torturato, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e spaccio. Uno degli arresti è stato eseguito in Germania dalle autorità locali grazie alla collaborazione degli agenti del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip), a seguito di mandato di cattura internazionale. Le indagini sono iniziate nel 2022 con il ritrovamento del cadavere di un ragazzo nordafricano, che mostrava segni di violenza, in una piazzola di sosta a Lonate Pozzolo in provincia di Varese. Attraverso l’ascolto di decine di testimoni, servizi di osservazione, intercettazioni telefoniche ed ambientali, analisi di tabulati telefonici, sequestri, indagini informatiche, accertamenti tecnici e rilievi di Polizia scientifica, visione ed analisi di decine di telecamere di controllo del traffico ed appartenenti a privati, accertamenti e servizi di osservazione in territorio estero eseguiti con il coordinamento dello Scip, è stato possibile risalire all’identità della vittima e al movente della tortura.
Il giovane, un ragazzo 24enne di origine marocchina, aveva fatto parte di un gruppo di spacciatori che operavano nelle zone boschive delle province di Milano, Novara, Pavia e Lodi. Durante le attività criminali si era impossessato di 30mila euro con le quali aveva intenzione di creare una propria piazza di spaccio. Venuto a conoscenza dell’accaduto, il capo del gruppo aveva convocato con un pretesto il giovane che, una volta presentatosi all’appuntamento, era stato accerchiato e sottoposto a terribili violenze. Dopo ore di acuta sofferenza, nonostante il padre del ragazzo, contattato dalla compagna del capo banda, si fosse offerto di restituire la somma sottratta, a causa delle brutalità subite, il cuore del 24enne aveva cessato di battere. Il corpo era stato poi trasportato nella piazzola dove è stato ritrovato a seguito della segnalazione di alcuni passanti. Il giorno successivo al ritrovamento il capo era fuggito in Spagna grazie al determinante aiuto della compagna ma aveva lasciato in Italia il fratello e un ristretto gruppo di uomini fidati che avevano gestito le piazze di spaccio in sua vece.
Il modus operandi degli spacciatori prevedeva due persone, all’interno del bosco, una con una buona conoscenza della lingua italiana che si occupava di ricevere le chiamate e le richieste di droga, l’altra addetta alla consegna della sostanza al cliente.
Il gruppo indagato risiedeva in appartamenti affittati da prestanome e di auto noleggiate per pochi giorni con documenti ottenuti da terzi dietro pagamenti di somme di denaro. Numerose le armi sequestrate, machete, fucili e pistole. All’operazione hanno collaborato i poliziotti delle Squadra mobili di Milano, Novara, Genova, Cremona, Lodi, Piacenza, Pavia e del Reparto prevenzione crimine di Milano.