L’orsa Jj4 è finita in una delle trappole preparate dai forestali trentini, che da giorni inseguivano le sue tracce nei boschi della valle di Sole:
Stando a quanto si apprende, la notizia è stata diffusa questa mattina dalla Provincia, tutti i particolari – si legge in un comunicato – saranno diffusi in una conferenza stampa convocata per le 10. L’ordinanza del governatore prevedeva l’abbattimento dell’orsa, ma questo non si è al momento verificato nel rispetto dell’indicazione del Tar di Trento, che aveva accolto il ricorso degli ambientalisti:
Ora il destino dell’animale è legato al parere dell’Ispra che dovrà valutare la situazione. Stando a quanto si apprende, l’orsa Jj4 è stata identificata come responsabile dell’aggressione dello scorso 5 aprile sulla base delle analisi genetiche effettuate nei laboratori della Fondazione Edmund Mach. Il plantigrado, di 17 anni, è nato in Trentino da due esemplari provenienti dalla Slovenia, Joze e Jurka, rilasciati tra il 2000 e il 2001, nell’ambito del progetto Life Ursus. Nei giorni scorsi uno zoo pugliese aveva persino proposto di ospitare l’animale nella sua struttura, le associazioni animaliste hanno presentato un nuovo ricorso amministrativo:
«Eventuali situazioni conflittuali con gli orsi, così come con ogni altro animale selvatico, dovrebbero essere affrontate con gli strumenti di prevenzione prescritti dalle normative», affermano le associazioni. «Dinanzi all’eventualità che si potessero verificare naturali comportamenti difensivi da parte di un’orsa con i suoi piccoli, i rappresentanti istituzionali della Pat hanno fatto poco o nulla per evitare possibili incontri fortuiti con l’animale e per informare i residenti sulla reale situazione dei luoghi».
I metodi per ottimizzare la convivenza con gli orsi e per evitare possibili conflitti ci sono ma, come dimostra la tragedia di Caldes, non sono stati attuati o sono stati attuati in modo insufficiente. Tra questi, il monitoraggio in tempo reale degli orsi; la chiusura agli escursionisti di alcune aree; la distribuzione capillare di cassonetti anti-orso; l’installazione di recinzioni elettrificate; efficaci azioni di sensibilizzazione e d’informazione rivolte a turisti e residenti.
«Auspichiamo che la Provincia autonoma di Trento cambi marcia rispetto alla fallimentare esperienza del passato, che ha contribuito al verificarsi della tragedia, e che decida finalmente di applicare le misure preventive obbligatorie per legge, le uniche in grado di garantire il rispetto e la difesa della biodiversità e della vita degli animali oggi sotto la tutela dell’articolo 9 della Costituzione», concludono le associazioni.
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