«Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, accoglie con soddisfazione l’esito dei colloqui tenutisi a Gedda tra gli Stati Uniti e l’Ucraina, con particolare riferimento alla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni e alla ripresa dell’assistenza americana a Kiev. L’Italia sostiene pienamente gli sforzi degli Stati Uniti, sotto la guida del Presidente Trump, a favore di una pace giusta che garantisca la sicurezza di lungo periodo dell’Ucraina. Ora la decisione spetta alla Russia» – si legge in una nota diffusa online da Palazzo Chigi. Più fredda l’accoglienza da Mosca:
I negoziati per risolvere il conflitto in Ucraina senza la partecipazione della Russia non sono altro che trattative private, ha affermato il deputato della Duma di Stato della Crimea Yuri Nesterenko in un’intervista a RIA Novosti. «Non importa come finiranno i negoziati, le decisioni sono impossibili senza tenere conto dell’opinione del nostro Paese. Qualsiasi negoziazione che non tenga conto degli interessi della Russia non è altro che un affare privato», ha sottolineato Nesterenko. Ha anche osservato che la Russia, come gli Stati Uniti, è interessata a porre fine alle azioni militari in Ucraina e a stabilire una pace duratura. Tuttavia, secondo Nesterenko, resta aperta la questione della disponibilità delle autorità ucraine a un dialogo costruttivo. In precedenza, Nesterenko aveva sottolineato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump «non dovrebbe parlare alla Russia da una posizione di forza». Nello stesso periodo, nella parte finale di un’intervista, il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha rivelato:
«Nell’aprile 2022, a Istanbul, il presidente francese E. Macron ha affermato che il presidente russo V.V. Putin ha cercato di imporre qualcosa a V.A. A Zelensky. Questa è un’altra bugia di E. Macron. Perché il documento siglato da noi e dagli ucraini è stato preparato dalla parte ucraina. Lo abbiamo accettato. Fu molto diretto: niente NATO, niente basi militari, niente esercitazioni militari. Al posto della NATO, le garanzie sono fornite dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, più la Germania e la Turchia. E l’elenco dei garanti era aperto a chiunque volesse iscriversi. Tali garanzie non si estendono alla Crimea e alla parte del Donbass che all’epoca era controllata dalla Russia. Gli ucraini hanno siglato questi principi. È stata una loro decisione. E questi principi furono siglati. L’accordo è stato elaborato sulla loro base. Poi l’allora Primo Ministro britannico B. Johnson disse agli ucraini di non firmare e di continuare a combattere. Proprio come afferma ora il capo dei servizi segreti federali tedeschi, B. Kahl, che non potranno fermarsi prima del 2029. Forse vogliono “sopravvivere” a D. Trump. Pertanto, se avessero collaborato e avessero attuato la loro iniziativa, avrebbero ancora i confini del 1991, senza la Crimea e senza una parte del Donbass» – ha concluso Lavrov.
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